L’Arci Comitato Provinciale di Foggia stringe in un abbraccio commosso le famiglie, gli amici, i colleghi, le comunità di origine dei militari italiani uccisi in Afghanistan. Siamo, insieme al presidente dell'Arci nazionale Paolo Beni, vicini al loro immenso dolore.
La nostra ferma contrarietà ed opposizione nei confronti di tutte le guerre e gli atti di violenza deriva da una profonda e consapevole riflessione sui concetti di non-violenza e di fratellanza ed uguaglianza tra gli uomini. In ciò siamo confortati dalla nostra carta costituzionale che all’articolo 11 recita testualmente:
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Non è, però, questo il momento di polemizzare sulla partecipazione dell’Italia alle operazioni di “polizia internazionale” in atto in Afghanistan ed in altri paesi. Non è questo il momento di ricordare le migliaia di vittime civili, i profondi traumi, la disperazione immane che ogni conflitto inevitabilmente causa nelle popolazioni che coinvolge, negli uomini e nelle donne che lo vivono sulla propria pelle. In quanto attivamente coinvolti in progetti di integrazione ed accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, conosciamo per esperienza diretta la dolorosa natura di queste ferite del corpo e dell'anima.
Questa sia, giustamente, solo l’ora del cordoglio. Ed i nostri pensieri vadano tutti ai nostri soldati ed ai civili afghani uccisi.
Vogliamo, però, augurarci che queste morti, quelle dei militari italiani che sentiamo fratelli e quella dei civili afghani, ci inducano poi a riflettere sulle cause e sulle profonde motivazioni economiche che producono conflitti e guerre.
In particolare condividiamo l’analisi di Roberto Saviano pubblicata sul sito di Repubblica, che vi invitiamo a leggere a questo indirizzo:
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/esteri/afghanistan-19/ragazzi-del-sud/ragazzi-del-sud.html
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