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L’Arci Comitato Provinciale di Foggia sottoscrive totalmente il rammarico espresso dal presidente Paolo Beni nella nota del 14 Ottobre relativa all’affossamento della cosiddetta legge anti-omofobia, ovverossia il tentativo di dotare l'Italia di una legislazione che censuri e punisca con una specifica aggravante i crescenti episodi di violenza omofoba.
            Prendiamo amaramente atto di come, alla Camera dei deputati della Repubblica italiana, abbia prevalso una maggioranza ipocrita e bacchettona che, col suo voto, è riuscita a  collocare il nostro paese al di fuori dall'Unione europea, umiliando la dignità delle persone omosessuali, come anno ben evidenziato i toni del dibattito dei giorni scorsi.
            E duole constatare che nemmeno i sempre più frequenti episodi di intolleranza e violenza contro esponenti della comunità LGBT (gay, lesbiche e trans gender) siano serviti a convincere chi dovrebbe tutelare i diritti fondamentali di tutto il popolo italiano, indipendentemente dall'orientamento sessuale dei singoli, ad adottare quelle misure legislative minime che potrebbero limitare simili comportamenti.
            Ci associamo, pertanto alla profonda indignazione espressa dal presidente Beni. E chiediamo che la legge contro l'omofobia venga ripresentata e approvata dal Parlamento in tempi rapidi.

BREVE SINTESI DI COSA E' SUCCESSO

Per mettersi alla pari con il resto d’Europa e, soprattutto, per dotare il sistema giuridico italiano di strumenti e norme finalmente adeguate a perseguire i sempre più crescenti reati di violenza omofoba, il 2 ottobre 2009, la commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha adottato un testo base presentato dalla deputata Anna Paola Concia (che ricordiamo per aver recentemente collaborato con l’Arci nella promozione della campagna Non aver paura).
            Il testo prevedeva che, tra le circostanze aggravanti comuni (previste dall'articolo 61 del codice penale), venisse inserita anche quella inerente all'orientamento sessuale.
            Erano però sorti dubbi sulla formalità costituzionale di questo disegno di legge. E, difatti, è stato poi bocciato il 13 ottobre 2009 dalla maggioranza di governo su una pregiudiziale di costituzionalità sollevata dall'Unione di Centro.
            Dispiace constatare che sulla pelle di cittadini italiani discriminati in base al proprio orientamento sessuale, il governo non abbia esitato a giocare una sporca partita politica.
            Infatti a causa dei dubbi sulla costituzionalità si era, in un primo tempo deciso di riportare la legge all’attenzione della commissione al fine di rendere possibile tutte le modifiche necessarie, evitando di proporla direttamente alla camera, dove si correva il rischio che venisse affossata del tutto. Questo “accordo” bipartisan è saltato. La legge è stata presentata alla camera così come era uscita dalla commissione Giustizia ed i rappresentanti dell’UDC hanno avuto gioco facile ad evidenziare problemi di costituzionalità. E, soprattutto, dispiace che ancora una volta il nostro paese manchi l’occasione di dotarsi di norme chiare sulla discriminazione sessuale come avviene nel resto d’Europa e del mondo civilizzato, come ha fatto notare l'alto commissario delle nazioni unite Navy Pillay che parlato di "un passo indietro" da parte dell'Italia nel garantire ovunque la piena protezione dei cittadini a prescindere dal proprio orientamento sessuale.

 

 
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