L'ARCI ed il DDL 733 ("Pacchetto sicurezza")

      Il disegno di legge 733, già fortemente contestato dall'Arci, da numerosi intellettuali del diritto, dagli esperti di giurisprudenza, dal Vaticano nonché dalle organizzazioni che si occupano dell’accoglienza ai migranti, è stato approvato nei giorni scorsi dal Senato ed è diventato legge dello stato.

      Al riguardo ci siamo già espressi in termini di netta condanna poiché risulta evidente come questo pacchetto di leggi neghi, di fatto, l’articolo 3 della Costituzione Italiana e la pari dignità a cui ogni cittadino senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione avrebbe diritto.

      Ricordiamo che fra le norme previste c’è il reato di clandestinità, per cui lo straniero illegalmente in Italia rischia un’ammenda che va da 5 a 10 mila euro e l’espulsione. Inoltre gli immigrati regolari dovranno pagare un “contributo” di soggiorno che va da un minimo di 80 ad un massimo di 200 euro, è prolungata fino a 180 giorni la permanenza nei Centri di Identificazione per gli irregolari, viene istituito il cosiddetto Permesso di Soggiorno “a punti” e previsto l’obbligo di esibirlo ogni volta che l’immigrato si rivolge agli uffici della Pubblica Amministrazione.

      L’Arci considera questo pacchetto “sicurezza” una vera e propria “legge razziale”, poiché introduce un sistema di apartheid per cui cittadini che vivono nello stesso Paese non saranno più tutti uguali di fronte alla legge né godranno delle stesse garanzie. Per questo motivo abbiamo deciso di reagire alla negazione delle più elementari norme internazionali per la tutela dei diritti fondamentali della persona, aprendo le porte dei nostri circoli ai migranti regolari ed irregolari, proprio come nel 1938 fecero in Italia molti “giusti”, sottraendo così gli ebrei alle leggi razziali.

      Chiediamo a tutti quelli che condividono la nostra indignazione di mobilitarsi e di partecipare a tutte le iniziative che saranno organizzate a breve. 

Nei video in basso, l'Articolo 3 della Costituzione Italiana letto nelle lingue più diffuse tra i migranti nel nostro paese.