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Elezioni Regionali 28-29 Marzo 2010

COMUNICATO STAMPA

PREMESSA

            Dal voto popolare del 28 marzo per il rinnovo dei Governi regionali può arrivare una nuova spinta verso il cambiamento di cui il Paese ha urgente bisogno. Tutti gli indicatori sulla situazione italiana, sul versante economico, sociale, culturale, sullo stato di salute delle stesse istituzioni democratiche, ci restituiscono la fotografia di un Paese in forte difficoltà con un tessuto sociale che  fa sempre più fatica a fare sistema e riconoscersi in un progetto comune. In questo contesto di parziale regresso socioeconomico, l’attacco ai diritti e alle basi universalistiche del welfare si accompagna alla mortificazione del ruolo del Parlamento, all’azzeramento della concertazione e del dialogo sociale, al varo di leggi che minano l’equilibrio fra i poteri dello Stato. Tutto questo nell’ambito di un confronto politico che appare sempre più asfittico e distante dai problemi reali del paese.
            In questa situazione, la prossima scadenza elettorale può essere un’occasione per mettere in moto le energie sociali, culturali ed economiche di cui il Paese è ricco, perché contribuiscano alla realizzazione di politiche di pubblica utilità nel governo dei territori. Noi crediamo fermamente che la dimensione regionale possa essere lo spazio per dare direzione e progetto al cambiamento necessario. E per questo abbiamo bisogno di una Regione forte, all’interno di un sistema federalista virtuoso e non squilibrato che la metta in condizione di agire positivamente e sinergicamente. Abbiamo bisogno di ridare centralità all’azione pubblica, ad uno spazio pubblico che non si esaurisca nella pubblica amministrazione, ma sia l’ambito in cui esprimere l’azione collettiva dei cittadini in nome dell’interesse generale, dei beni comuni, dell’universalismo dei diritti, della tutela dell’ambiente.
            L’Arci di Foggia, forte del capillare insediamento sociale e territoriale della sua rete di esperienze, intende partecipare attivamente al rilancio dello spazio pubblico e del sistema di welfar, contribuendo alla costruzione di un nuovo modo di intendere la comunità, fondato sui valori della pace e dei diritti umani, capaci di perseguire il benessere dei cittadini e la difesa dei soggetti più deboli. Per queste ragioni, sui temi che seguono intendiamo chiamare ad un impegno concreto le forze politiche e i candidati alle elezioni regionali 2010.

Le Regioni protagoniste di un federalismo solidale, radicalmente democratico

                 Riteniamo che alle Regioni competa un ruolo essenziale nell’attuazione di un necessario processo di decentramento federalista del sistema Paese che permetta un più forte protagonismo delle comunità locali. Il percorso avviato con la riforma del titolo quinto della Costituzione è tutt’oggi incompiuto e non esente da incertezze e ambiguità. Ma per salvaguardare la garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini in modo uniforme sul territorio nazionale, soprattutto in settori decisivi coma la sanità, l’assistenza e l’istruzione, occorre evitare che al centralismo dello Stato si sostituisca un nuovo centralismo delle Regioni.
               L’idea federalista che può realizzare questi obbiettivi non è quella degli egoismi localistici ma quella di un federalismo solidale, di un Paese che riconosce la propria identità unitaria nella pluralità dei suoi patrimoni storici, culturali e ambientali locali, valorizza le risorse e le potenzialità di ciascun territorio e fa di questa complessità un fattore di crescita e di coesione: un federalismo forte della propria identità territoriale ma capace di aprirsi alla relazione con l’Europa e col mondo, dentro una visione consapevole della complessità e della pluralità dei nuovi contesti globali.

Riattivare lo “spazio pubblico”, investire nella sussidiarietà orizzontale

     Le Regioni possono svolgere un ruolo prezioso nel favorire percorsi di partecipazione capaci di colmare la distanza sempre più preoccupante che sta separando la politica e le istituzioni da un lato e il paese reale dall’altro. Occorre prendere atto che si sono dilatati i modi, i luoghi e gli attori della politica, che oggi la sfera pubblica non può esaurirsi nelle forme tradizionali della rappresentanza ma deve alimentarsi di una pluralità di esperienze di autorganizzazione e di impegno civico che producono consapevolezza, responsabilità sociale, buone pratiche per la cura dell’ambiente e del territorio, la promozione dei diritti e della coesione sociale.
   Il terzo settore, con la sua peculiare capacità di unire slancio ideale e azione concreta, è uno straordinario motore di partecipazione dei cittadini alla vita delle comunità locali. Le associazioni di volontariato e promozione sociale godono di grande fiducia e consenso nell’opinione pubblica ma continuano ad essere escluse dai luoghi delle scelte e delle decisioni. E’ necessario superare questa barriera costruendo relazioni costanti e dinamiche fra i governi regionali ed i corpi intermedi della società; andare oltre i limiti della democrazia rappresentativa sperimentando nuove forme di democrazia partecipativa.
   Le Regioni possono favorire questo processo dando vita, nell’ambito delle proprie competenze legislative, a sedi e strumenti di coinvolgimento che non si esauriscano in funzioni meramente consultive e sappiano valorizzare le competenze e le responsabilità del terzo settore anche attraverso le sue istanze unitarie di rappresentanza.

Investire in attività socioculturali per lo sviluppo armonico delle comunità locali

   La funzione educativa, formativa e le attività culturali in senso più ampio, sono condizioni essenziali del benessere delle persone e delle comunità. Questo è quello che pensiamo da sempre. E, purtroppo, è un tema molto spesso trascurato dal dibattito politico, che tende invece a sottovalutare l’iniziativa socioculturale relegandola a questione marginale e residuale rispetto ad altre priorità. Noi siamo assolutamente convinti che cultura e socialità non siano un lusso, bensì ingredienti essenziale per dare identità e senso alle nostre comunità, alla nostra storia ed alle nostre vite.
   Chiediamo pertanto che il governo regionale inserisca, fra le proprie priorità, misure tese a sostenere le attività socioculturali nel territorio, favorire le opportunità di formazione, conoscenza e circolazione delle idee, promuovere l’accesso ai consumi culturali,  favorendo la diffusione delle nuove tecnologie e la libertà della rete, contrastando il divario digitale, sostenendo la funzione di aggregazione sociale dell’associazionismo ricreativo, incentivando  le opportunità di incontro tra le persone e le culture nella prospettiva della costruzione di un società aperta al dialogo e all’accoglienza. 

Rafforzare il sistema di welfare locale

   L’aggravarsi dei fenomeni di povertà e di esclusione sociale, conseguenze dirette della crisi finanziaria internazionale, hanno interessato quelle aree del Paese, come la Puglia, caratterizzate da un tessuto economico e produttivo storicamente "debole", minacciando di inficiarne irrimediabilmente (o comunque di frenarne) lo sviluppo sociale ed economico. "Sviluppo" è un termine che siamo lietissimi di poter mettere (finalmente) in relazione con la nostra regione poiché, in base a dati oggettivi e ad analisi imparziali, gli indicatori che rilevano le dinamiche socioeconomiche della Puglia segnalano una costante crescita del prodotto interno lordo ed una diminuzione degli indici di disoccupazione. Questo è accaduto, in primo luogo, grazie ai sacrifici dei lavoratori pugliesi. Ma è anche merito di una classe dirigente che ha contribuito non poco a disegnare un "percorso virtuoso" funzionale alla definizione, in termini di vivibilità e di eco sostenibilità, di questo stesso sviluppo.
   Eppure c'è ancora tanto da fare a livello di protezione sociale, e le drammatiche conseguenze della recente crisi economica lo dimostrano ampiamente. A nostro avviso è necessario "ripensare" il sistema di welfare avendo il coraggio di adeguarlo alle nuove e diverse esigenze. E' un passaggio importantissimo. Le decisioni che verranno prese a tal proposito dal prossimo consiglio regionale, infatti, saranno determinanti nella crescita della regione: perchè quello pugliese è uno sviluppo che non può esimersi dall'integrarsi con un sistema di protezione sociale funzionale ed adeguato, essendo l'uno conseguenza diretta dell'altro.
   A prescindere dal colore politico del prossimo esecutivo, è, pertanto evidente, secondo noi, la necessità di articolare un sistema di welfare ancor più inclusivo, che garantisca livelli essenziali di assistenza, diritti e opportunità per tutti; affiancare all’assistenza la prevenzione e la promozione sociale, adottare misure di sostegno sociale al reddito, abbassare i costi dei servizi per le famiglie.
Per porre gli enti locali in condizione di garantire tutto ciò, è indispensabile il progressivo potenziamento dei sistemi territoriali affinchè si arrivi a coinvolgere e valorizzare le energie e le risorse locali attraverso adeguate forme di coprogettazione e pianificazione, valorizzando il terzo settore sia come erogatore di servizi che per la sua capacità di individuare le problematiche emergenti, coinvolgere e mobilitare i soggetti portatori di bisogni, renderli protagonisti della promozione dei propri diritti e non solo utenti dei servizi.

Contro il razzismo favorendo l'integrazione

               La Puglia ha sempre avuto, in quanto regione di frontiera, un rapporto molto particolare ed ambivalente con l’emigrazione. Siamo passati dall’essere una regione a vocazione emigratoria (ed, in certo qual modo, lo siamo tuttora se si considera la drammatica migrazione interna dal sud al nord del paese, conseguenza irrisolta di una ben più ampia e complessa "questione meridionale") a terra di transito ed a volte patria d'elezione di immigrati di origine extraeuropea: così le nostre città sono via via diventate comunità plurali in cui i migranti diventano una componente essenziale  del tessuto sociale, contribuendo in modo decisivo (ma spesso non riconosciuto) al finanziamento del sistema di welfare ed allo sviluppo delle economie produttive locali.            Eppure questa parte della popolazione gode di pochissimi diritti e subisce forme di sfruttamento senza precedenti.
               Spetta alla politica, alle istituzioni ed ai media aiutare la società a comprendere questi fondamentali cambiamenti per trovare le ragioni di un possibile e necessario patto di convivenza, senza fomentare paure ed insicurezze del cittadino medio rappresentandogli l’immigrazione come un pericolo da arginare e giustificando una legislazione proibizionista e persecutoria che produce clandestini e  relega milioni di persone nella condizione di cittadini di serie b, privati di quei diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti ad ogni essere umano.
               Le Regioni possono, attraverso la propria autonoma azione legislativa, contribuire non poco a cambiare questo clima  di odio e di ignoranza, collaborando con gli Enti locali per promuovere una  integrazione funzionale al riconoscimento della parità di dignità e di diritti, favorendo l’incontro, la conoscenza, il dialogo, lo scambio culturale, aiutando le persone ad aprirsi agli altri rompendo la gabbia dei pregiudizi.
               Da questo punto di vista, quale associazione di promozione sociale impegnata nella tutela dei diritti dei migranti,  l'ARCI di Foggia può testimoniare una particolare sensibilità ed attenzione da parte del governo regionale pugliese riguardo queste problematiche, che abbiamo avuto modo di apprezzare, tra l'altro, in relazione alle vicende inerenti la semplificazione della procedura di esenzione sanitaria per i cittadini stranieri.
               Ad ogni modo, qualunque sia il colore politico della prossima amministrazione regionale, il nostro augurio è che questa  politica dell'accoglienza e dell'integrazione persista ed, anzi, si rafforzi ulteriormente.

Salvare l’ambiente, tutelare i beni comuni

               La cura del territorio e la salvaguardia dell’ecosistema sono questioni fra le più delicate affidate alla competenza dei governi e dei parlamenti regionali. Temi oggi di drammatica attualità. Devastazione dell’equilibrio ambientale, dissesto idrogeologico, abitazioni esposte ai rischi delle calamità naturali: sono questi i prezzi che tanti territori pagano per anni di incuria e abbandono, speculazioni selvagge, sviluppo urbanistico dissennato. C’è poi il grande problema del riscaldamento climatico, il tema che più efficacemente rappresenta la crisi globale di un modello di società che rischia l’autodistruzione perché ha scelto di consegnare il bene della vita allo strapotere di un’economia fondata sull’accumulazione, lo sfruttamento e lo sperpero delle risorse naturali.
               Il fattore tempo che incombe su queste questioni come variabile determinante ci richiama all’urgenza del cambiamento. A livello popolare sta crescendo la sensibilità su temi come l’acqua, il cibo, i rifiuti, l’inquinamento, la vivibilità delle città. C’è una diffusa aspirazione a ritmi di vita più umani e in armonia con la natura, che le politiche pubbliche non possono frustrare.
               Per questo le istituzioni regionali devono inserire fra le proprie priorità l’obbiettivo di invertire la rotta nelle politiche di salvaguardia del territorio e delle risorse ambientali. A cominciare dalla difesa dei beni comuni come l’acqua, che vanno recuperati alla gestione pubblica e sottratti alle regole del mercato.
   Da questo punto di vista riteniamo che la strada finora seguita dal governo regionale pugliese sia quella giusta.
   E' però necessario proseguire con misure tese a contenere le emissioni inquinanti nell’aria ed incentivare il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, uniche vere alternative alla scelta inutile e pericolosa di un ritorno al nucleare, a cui chiediamo che le Regioni si oppongano con determinazione. E ancora con provvedimenti che favoriscano lo sviluppo dell’economia di filiera corta, la diffusione di pratiche virtuose di consumo responsabile e mobilità sostenibile.
               Su questi temi le istituzioni, insieme al mondo dell’associazionismo, possono fare molto anche per promuovere fra i cittadini occasioni di informazione e sensibilizzazione, discussione pubblica, sperimentazione di azioni concrete. Seminare pensiero critico, creare la consapevolezza che è possibile praticare da subito, nell’esperienza quotidiana, un nuovo modo di vivere, lavorare, consumare.

Promuovere la legalità, contrastare i poteri mafiosi

               Le istituzioni regionali devono perseguire con determinazione un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata e di promozione della cultura della legalità democratica.
               Diritti, cultura e partecipazione sono le chiavi di lettura della nostra idea di legalità. Quello della legalità e della sicurezza dei cittadini è un tema delicato e sensibile, troppo spesso condizionato nel dibattito pubblico dalla demagogia e dal populismo di una destra che specula sulle paure evocando risposte autoritarie ai problemi sociali. L’Arci ritiene che i valori della legalità e della sicurezza reciproca siano requisiti essenziali della convivenza civile: legalità non come insieme delle regole imposte dai più forti, ma come patto che una comunità sociale adotta a garanzia dell’uguaglianza dei suoi componenti e soprattutto a tutela dei più deboli. Sicurezza non come”nuovo diritto” ma come “bene pubblico”, stato di benessere che consegue alla tutela dei diritti di tutti.
               L’invadenza della criminalità organizzata non è più da tempo un fenomeno regionale circoscritto ad alcune aree del Paese, ma un virus capace di aggredire ad ogni latitudine le nostre comunità locali, infiltrandosi nel tessuto sano della società, inquinando interi settori dell’economia legale. Per arginare questo fenomeno è fondamentale, accanto al ruolo di prevenzione e repressione dei settori dello Stato a ciò preposti, l’azione combinata di istituzioni locali e realtà dell’associazionismo civico. La promozione di percorsi di educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole, nell’ambito scolastico come in quello associativo, l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie, l’azione costante di informazione dei cittadini per prevenire fenomeni come il racket, l’estorsione e l’usura, sono antidoti efficaci al proliferare dei poteri mafiosi. Iniziative che meritano di essere sostenute e incentivate dalle politiche pubbliche a livello regionale.

Il Presidente dell’ARCI
Comitato Provinciale di Foggia
Domenico Rizzi

 

 
           
               
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