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L'Arci ricorda il ventennale della caduta del Muro di Berlino


Il 9 Novembre del 1989, vent'anni fa, a Berlino, finiva un'epoca. Crollava il simbolo della cosiddetta "cortina di ferro" (come ebbe a definirla Churchill): quel muro che divideva una capitale dell'Europa dall'Europa e dalla libertà, cadeva mattone per mattone.

Ma, soprattutto, crollavano due "mondi" diversissimi, due opposte concezioni della vita, del lavoro, della società: quel muro, il più autorevole testimone dello scontro ideologico e politico fra Oriente ed Occidente, cadeva sotto i colpi della voglia di libertà delle nuove generazioni.


La libertà è oltre il muro...

E questa epocale frana storica si portava via tutto l'armamentario di iconografia culturale e popolare che la guerra fredda aveva fino ad allora creato: da JFK con il suo "Ich bien ein Berliner" alle spie di Le Carrè. Le speranze di quei giorni, di un mondo senza "muri", libero cioè da confini e barriere tra i popoli e tra le persone, sono durate assai poco: Altri muri sono stati eretti, altri motivi di divisione sono stati "fomentati" per impedirci di essere e di sentirici un'unica famiglia, diversi ma uguali nella comune condizione di uomini e di donne con gli stessi bisogni, le stesse paure, spesso gli stessi sogni.

Vorremmo ricordare questo anniversario con le immagini simboliche di due di questi "muri" che non sono ancora crollati:

La barriera che divide i palestinesi dagli israeliani (qui sotto):

 


La barriera che divide i palestinesi e gli israeliani

 

ed un muro a noi più "vicino": che possiamo, volendo, anche vedere e toccare con mano: le reti di contenimento e di divisione che separano gli stranieri immigrati dal resto dell'Italia libera nei centri di detenzione per i migranti. Mura che dividono questi uomini e donne, in fuga da conflitti e guerre "innescati" dal cosiddetto "occidente", dai diritti di libertà e di cittadinanza che dell'Occidente dovrebbero essere, invece, i baluardi e che a noi sembrano addirittura "banali" per quanto siamo riusciti ad assimilarli e metabolizzarli nella nostra comune cultura di europei.

 

 

La libertà corrisponde, per tutti coloro che attraversano deserti e mari pur di conquistarla, ad un sogno irraggiungibile, ad un frutto proibito che una rete metallica e degli uomini in divisa possono impedirti di cogliere.

A loro in particolare vogliamo dedicare questa bellissima canzone. L'ha scritta un grande artista europeo, proprio a Berlino, proprio negli anni del muro e proprio a ridosso di quel muro.

Questa canzone parla di loro.

 

 

 

 
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