comunicato stampa
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci
I veri responsabili della “macelleria messicana” alla Diaz in quella drammatica notte del 21 luglio del 2001 hanno finalmente un nome. La sentenza della Corte d’Appello di Genova ribalta quella di primo grado, accogliendo la ricostruzione dei pubblici ministeri e dei difensori delle vittime del pestaggio. Vengono condannati i massimi dirigenti della polizia che parteciparono all’irruzione, riconoscendo le responsabilità della catena di comando che quell’irruzione ordinò senza nessun motivo. False le prove prodotte, falsa la presunta aggressione con un coltello, false le testimonianze fornite da agenti e funzionari. Un piano studiato a tavolino “per dare una lezione”, dopo che nemmeno l’uccisione di Carlo Giuliani era riuscita ad aver ragione di quelle decine di migliaia di uomini e donne che per tre giorni si erano dati appuntamento a Genova per contestare pacificamente i Grandi del mondo.
Condanne per quasi un secolo a 25 dei 27 imputati e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per tre alti dirigenti a cui viene riconosciuto anche il reato di falso ideologico. Ci saremmo aspettati la sospensione dall’incarico per chi è stato riconosciuto colpevole di reati tanto gravi, ma le prime dichiarazioni degli esponenti del governo vanno esattamente nella direzione opposta. Il sottosegretario Mantovano assolve i condannati e gli conferma piena fiducia, dimostrando il solito disprezzo per la magistratura ma anche l’impossibilità di prendere troppo le distanze da episodi che si verificarono mentre ministro dell’Interno in carica era il suo ex collega Scajola e presidente del consiglio Berlusconi.
A chi ha subito le violenze, a chi ha ancora negli occhi e nelle orecchie le immagini e le urla di dolore di quei corpi sanguinanti, la sentenza restituisce fiducia nella possibilità di avere giustizia in un paese dove, secondo Amnesty Internazional, nei giorni del G8 2001 “si è verificata la più grave sospensione della democrazia degli ultimi cinquant’anni in un paese occidentale”. Sulla Diaz e su Bolzaneto (pochi mesi fa la sentenza che ha ribaltato, anche in questo caso, quella di primo grado)la verità comincia a farsi strada. Questo è un bene per tutti, non solo per chi quelle giornate le ha vissute. Solo una giusta ricostruzione di quei giorni può infatti evitare che un simile strappo al nostro sistema democratico possa ripetersi.
Paolo Beni, Roma, 19 maggio 2010.
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